SDS#98 – LOTTA ALLA SOBRIETÀ

Dice che i politici alla fine so’ lo specchio der Paese. Boh, non lo so, ma forse usando lo stesso metro possiamo pensà che gli stipendi dei politici so’ lo specchio dei politici stessi.Partimo dall’inizio: Assemblea Costituente, i politici erano più o meno poracci come tutti l’antri. Dossetti, Lazzati, Fanfani, e La Pira se steccavano un appartamento in quattro manco fossero universitari fuori sede. E prima cosa devono decide quant’è lo stipendio loro. Teresa Mattei e Giuseppe Di Vittorio se fanno prestà na macchina dalla CGIL e fanno er giro delle fabbriche pe’ capì quanto guadagna un operaio. Alla fine propongono no stipendio de 42mila lire (lo stipendio medio era 30mila). ‘Na cosa che se chiamava sobrietà.Alla fine se accordano pe 65mila. Ma poi cambia l’Italia, c’è er boom economico, pe’ la sobrietà so’ cazzi. Ner ’65 decidono che se invece dell’operaio piano come parametro er giudice de cassazione viene mejo. Er riferimento der politico già non è più er poraccio. Fa’ er politico comincia a diventà un obiettivo. Nell’anni Settanta se diventi parlamentare te sei sistemato, te basta un mese da onorevole e scatta pure er vitalizio. Gestisci potere, posti de lavoro, te la comandi, insomma se pensi a uno coi sordi pensi a un politico. Stipendi e annessi aumentano e aumentano pure perché, se diceva, un politico lo devi pagà tanto perché così non è corruttibile e non ruba. Questo però nei politici te scatena na reazione da psicologia inversa der tipo: ah ma perché potevamo pure rubà? Poi vabbè, a na certa sta cosa di rubare se ne so’ accorti, c’è stata Mani Pulite, poi è successa un’altra cosa: so’ arivati in politica quelli coi sordi veri; poi dopo i sordi veri hanno cominciato a fa’ altri giri, tipo che mo alla fine er politico ha perso un sacco de potere. Mo un politico qualunque, senza fa’ nomi, se dorme in macchina e s’appizza tutto quello che prende, se porta a casa puliti un centomila euro l’anno, forse quarcosa de più ma non devi manco magnà. Je servono quasi dieci anni de Parlamento pe mette a pizzo un milione de euro.  Poi torna a casa accenne la televisione e vede che er primo deficiente che je passa davanti quelli stessi sordi li fa in du settimane, certi quei sordi li spendono co na vacanza. E lo stesso vale pe’ gli AD, i dirigenti de banca, i conferenzieri. Tutti tranne lui. Pure quelli der Ponte piano più de lui. Mo j’ha tolto pure er tetto allo stipendio, che già guadagnavano due vorte e mezzo quello che pia lui ma era na poracciata; e l’ha decisa lui ‘sta cosa perché lui è fatto così, è generoso coll’altri. Insomma è er più poraccio dei famosi. Ecco, questa è la maledizione der politico de oggi: ‘na vorta era er più ricco dei poveracci, mo è er più morto de fame dei benestanti. È na questione de prospettiva. Na vorta fa er politico era un punto d’arrivo, mo è un punto de partenza pe’ fa i sordi veri. I sordi veri li fai se usi quell’esperienza politica pe’ costruitte ‘na carriera: li fai co’ le fondazioni, le conferenze, i cda, se puta caso fai er politico e basta rischi che rimani ar palo mentre l’antri se costruiscono i villoni. E che tu sei l’unico a dové fa er sobrio? Basta sobrietà! La sobrietà è da poracci! Ecco, pe’ loro va bene: via er salario minimo, via er reddito de cittadianza, i poveri hanno da esse sobri (pure perché non è che pònno fa artro). Ma lui, lui politico, mica può esse l’unico straqccione in mezzo a tutti l’amichi sua! Che infatti porello te n’accorgi appena uno nomina la patrimoniale, subito je se abbottano l’occhi e scatta er riflesso condizionato: criminali! Ma chi è che oggi non ci ha una casa da un milione de euro? Eh, manfatti de quelli che frequenta lui me sa nessuno. Lui ormai non sa manco andò stanno quelli che na vorta guadagnavano 30mila lire; mo lui guadagna dieci vorte quello che guadagnano loro, non il doppio. Ma non li conosce, perché ormai frequenta solo gente che guadagna molto molto più de lui. E forse è questo er problema. P.S.La storia di Teresa Mattei e degli stipendi dei parlamentari la trovate qua.Se vi siete stufati di leggere un piccolo sunto in video: @lorna_toon Una storia che merita di essere raccontata ~ #teresamattei #stipendiparlamentari #anticapitalismo #lavoratori ♬ original sound – Lorna  

SDS#97 – I RICCHI HANNO ROTTO IL CAZZO

Sarà il caldo, sarà che col riscaldamento globale fa più caldo der solito, sarà che col caldo pure la sopportazione nostra è ridotta, ma io lo devo di’: i ricchi hanno rotto il cazzo. E quello che deve tirà fori la stilografica in treno e il libro in francese e il giornale in inglese e poi passa tutto er tempo a spizzà i regazzini che parlano de calcio e de figa ma io dico allora che te li sei portati a fa’ er libro, i giornali e la stilografica? Cioè na vorta i ricchi erano stronzi ma tutto sommato, per la gran parte, erano armeno discreti. E mo invece tutti i giorni te devono postà er selfie dalla barca, dar jet privato, da in braccio a Cristo mentre fòri c’è la fame e la devastazione e l’apocalisse. E poi, se tu non t’accodi al loro profondo dolore perché je s’è scheggiata l’unghia e c’hanno fatto ‘na diretta instagram da dieci minuti, la colpa è pure la tua che c’hai l’odio sociale, l’invidia sociale, il rodimento de culo sociale, l’animadelimejo sociale, direi. E invece li devi capì, me devi esse solidale con la sofferenza, poverelli è gente che è cresciuta a pane e yacht ma che ne sanno der mondo reale, non puoi pretende che capiscono quello che je succede intorno. S’ansiano per le piccole cose (soprattutto le piccole cose loro). Ma io dico ma voi che ciavete i sordi non ve potete pagà un po’ de psicoterapia e le paturnie vostre ve le risolvete in privato? Oppure, sempre visto che ciavete i sordi, me pagate la psicoterapia a me così dopo so’ rilassato e c’ho la pazienza necessaria a sopportavve? Ve lo chiedo co tutto er core: non potete tornà a fa’ i ricchi stronzi de ‘na vorta? Noi tornamo a fa i poveri stronzi che ve odiano, voi ce sfruttate come sempre senza pietà (cioè come fate adesso), ma senza ‘sto teatrino delle piangine incomprese da circolo der burraco? Pure perché io a te ricco, famoso, vip de non se sa bene cosa, una roba te la vorrei chiede: ma tu l’hai spesa mezza lacrimuccia, pure finta, pe’ quelle centocinquantamila famije che da agosto non sanno come mette insieme er pranzo co’ la cena? Ah no? Che t’eri distratto? E allora me spieghi perché te incazzi e ce rimani male se poi io non te capisco a te che devi cambià la macchina sennò non puoi parcheggià sotto casa in centro, che hai fatto tardi e hai perso l’aereo, non riesci a trovà er taxi o er parrucchiere t’ha sbajato la tinta? Tranquillo, de esse triste capita a tutti, ma io co’ la tristezza tua proprio non c’entro niente (e non so’ sicuro de poté di’ er contrario). Quindi fa er favore: già te sei piato quasi tutto, armeno le lacrime famo che rimangono le mie e ce faccio er cazzo che me pare.

SDS#96 – IL CLIMA DEL DIBATTITO

Alla fine se vuoi negà ‘na cosa, lo farai a prescinde dalla realtà. ”Ha sempre fatto caldo!”, sì ma quanto caldo? Caldo, non serve misurallo, basta allarmismo è l’allarmismo che te fa sudà! Certo, Roma ha toccato la temperatura più alta dai tempi de Nerone ma de sicuro la colpa è der colore delle cartine del meteo. Perché er meteo lo sa, vede la cartina tutta rossa e se ingarella, mo ve lo faccio vede io fino andò posso arivà co’ le temperature. È na guerra psicologica, cor meteo, devi uscì cor piumino a 40 gradi e di’ aho ammazza che arietta, tiè, er termometro della machina segna solo 41 gradi mo quasi quasi accenno i riscaldamenti; e allora ecco che er meteo se spaventa, mecojoni che impunito, mo quasi quasi scendo. Che poi a parte i casi singoli, so’ dieci anni che stamo a batte tutti i record e le medie da quanno misuramo la temperatura, e a te ancora te servono i dati perché boh, però me ricordo che nonno nel 58 diceva che faceva caldo solo che sur cinquino non ciaveva er termometro? Boh guarda, certe volte me verrebbe da piatte a schiaffi, ma no pe’ na cosa de violenza ma a scopo scientifico: aho ma che m’hai dato no schiaffo? Quale schiaffo? Boh a me non ma pare, non me sembra, ma sei sicuro che non era no schiaffo percepito? Cioè tu l’hai percepito e io no, è na questione soggettiva. Vabbè, ma mo anche ammesso che era no schiaffo, quanto schiaffo era? Sei sicuro che non era un fenomeno isolato? Io analizzerei er tempo de ritorno de ‘sto schiaffo, tipo… Sbam! Ahio, mo però so’ due! A me me sembrano sempre schiaffi percepiti e li percepisci solo tu, ma comunque, anche due, non me pare un clima da schiaffi! Cioè non è come quella volta ar bar quanno sei entrato urlando che i Maneskin erano mejo dei Pink Floyd. O quella volta che ce volevi convince che Renzi era de sinistra? ner 2018? O quando eri convinto d’ave trovato na caramella co’ la droga? O Vox che doveva arivà al 30%? P l’altro giorno che volevi fa’ lo spiegone su Barbie? O quella vorta der meteorite? Là si che volavano schiaffi. Perché tanto qua non ce sarva manco il meteorite, pure arivasse e se dovessero sarvà dieci persone, due starebbero lì a di’ ma sei sicuro che fosse proprio un meteorite? secondo me era er barbecue der vicino che ha esagerato co l’arosticini! Senti che puzza de carne bruciata!Ma sì ma è tutto normale, voi mette co’ la concentrazione de CO2 der Cambriano? Avoja se me la ricordo… ma che c’entra? Vuoi tornà ar Cambriano? Vuoi fa na transizione ecologica verso er verme de mare? Mo non è che te posso venì dietro solo perché tu stai già a buon punto! Comunque ce stanno pure quelli che dicono che er clima va avanti a cicli de quattrocento anni: basta che aspettate quattrocento anni e tutto torna a posto. Mica ciavrete fretta?  

SDS#95 – D’INCIDENTE MUORE

Lentamente muorechi diventa schiavo dell’abitudine,ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,e muore all’improvviso chi la vita la rischiatutti i giorni solo per poter lavorare. All’improvviso muore chi cade in una cisternae viene soffocato dalle esalazioni,All’improvviso muore una ragazzarisucchiata da un macchinario a cuisono stati manomessi i dispositivi di protezioneper produrre di più, più velocemente.All’improvviso muore chi viene investitoda un camion durante un picchetto di protesta,chi si schianta precipitando dentro il vanodi un ascensore,All’improvviso muore chi viene travoltoda una lastra d’acciaiodurante l’alternanza scuola lavoro. All’improvviso muorechi non ha diritti,chi non ha tutele,chi non ha fatto i corsi di sicurezzao li ha fatti tanto per,giusto per aderire a un obbligo di legge. All’improvviso muore chi viene schiacciatoda un mezzo industrialeal suo primo giorno di lavoro e muoreall’improvviso un operaiodi settant’anni cadendo da un ponteggio.Muore all’improvviso chi lavora in nero.Muore all’improvviso chi lavora nei campie gli si spacca il cuore per la faticaper pochi euro l’ora,Muoiono sette operai bruciati vivi,dopo un turno di dodici ore,perché non valeva la penainvestire sulla sicurezza. All’improvviso muore chi esce la mattinae non lo sa, che non tornerà a casa,e pensa soltanto che si sta guadagnandoun pezzo di pane.Ma tu non ci pensare,bevi tanta acqua,non uscire nelle ore più caldee lavora fino a sessantasette annisotto il sole.

SDS#94 – I MASERABILI

Forse non è il più grave (sotto diversi aspetti), ma quello della Maserati in prestito ai Carabinieri è forse il più emblematico dei vari episodi della settimana. Certo la Maserati ministeriale non si staglia nel tenue bagliore rossastro di un’insegna dell’Alabama come la 73 Bora di Bobby Western nell’ultimo romanzo di McCarthy, ma più prosaicamente contro un banale cartello di divieto di sosta del Comune di Milano. Non ha quella stolida immobilità dello sguardo del Ministro Sangiuliano mentre realizza di aver appena affermato davanti alle telecamere di non aver letto nessuno dei libri per cui ha appena votato come giurato del premio Strega; né la sfacciata sincerità di uno Sgarbi che, improvvisando un memoriale sulla prostata e i suoi record di scopate ricorda, in un attimo di rara lucidità che il ruolo per il quale è ingaggiato, con un certo successo da quarant’anni a questa parte, è quello di personaggio; neanche mostra la scaltra e finta ingenuità di un La Russa che, nell’esprimere piena fiducia nella magistratura, si premura d’anticipare l’esito di indagini e processo e n’approfitta per lanciare sottintese accuse alla dubbia moralità della vittima; ricorda forse di più la follia compulsiva dei passeggeri della Crociera extralusso 7NC con cui è costretto a interagire D. F. Wallace e che spinge Mona a inventarsi una finta data di compleanno per aver un surplus d’attenzione fatto di bandierine e un pallone a forma di cuore. Mona che, quando poi lui osserva che in realtà il vero compleanno di lei coincide quello di Benito Mussolini (tra gli sguardi di morte della nonna), si dimostra invece tutta eccitata per la coincidenza, avendo confuso, a quanto pare, Mussolini con Maserati. (E viene facile da pensare che oggi quella stessa identica reazione di vaga frenesia così come manifestata da Mona l’avrebbero molti rappresentati del governo in carica se solo il fraintendimento avvenisse a termini invertiti). La Maserati diventa così, come sulla 7NC, lusso pret-a-porter di un tour d’ostentazione coatta, rigorosamente a nolo ma pagato coi soldi dell’azienda già in difficoltà, messo a disposizione di uno Stato il cui compito è certificarne soltanto la status di potente maserabile. Un potere che è sempre più concentrato sull’auto-celebrazione del proprio status, così centrato sul proprio bisogno di sentirsi leccare il culo che, di fronte alle difficoltà materiali di una realtà che suggerisce tutt’altro, è perfino disposto a fornire personalmente la saliva per l’operazione.

SDS#93 – ELONIO FUNEBRE

La fine de ‘sta settimana s’è consumata nella piccola isteria twitter dovuta all’ultima genialata del re dei troll Elonio che, così de botto e senza motivo, ha deciso de inserì er twitterlimit: pòi vede ar massimo quattrocento tweet ar giorno, che poi so’ diventati seicento, che poi so’ diventati mille perché Elonio ormai contratta che manco un venditore de tappeti. Che a margine, ciavrebbe senso se armeno non fosse che la metà de questi so’ un tweet de Polito. Ora, potremmo pure discute della geniale strategia commerciale che punta a limità er tempo che i tuoi utenti passano sulla tua piattaforma, se questa non fosse sortanto l’ultima trollata de un megalomane che ambisce ar titolo de miliardario più purciaro dell’universo. Diciamo pure che le premesse non erano state delle migliori: dopo l’arrivo in ufficio cor lavandino, er licenziamento a capocchia de metà der personale, compresi quelle che dormivano in ufficio pe’ “raggiunge gli obiettivi”, ce potevamo aspettà quarcosa de diverso?La spunta blu è diventata “er distintivo da amichetto de Elonio”, che più artro certifica l’idiozia de pagà 15 euri ar mese per superà er limite de 280 caratteri che letteralmente tutti avevano capito come superà da armeno dieci anni, banalmente mette un tweet appresso all’altro. Un po’ come quelli che trent’anni fa se compravano la casa a Monti perché je piaceva tanto lo spirito artigiano e popolare der quartiere e poi dopo quarche tempo se lamentavano che però er quartiere non era più popolare e artigiano come un tempo, cioè prima che arivassero loro. (per chi non è de Roma, na massa de cojoni assortiti che potremmo riassume ner termine “wannabe fighetti” era corsa a comprà casa facendo schizzà i prezzi e cacciando de fatto i residenti storici che me po’ sta pure bene basta che dopo non vieni a piagne che non è più come prima). Così, dopo avé fatto tutto pe’ trasformà twitter nella brutta copia de facebook (ormai ce mancano solo i gruppi “te lo regalo se hai la spunta blu”) viene er dubbio che er genio Elonio ha comprato twitter co’ un obiettivo preciso: fallo diventà na fogna o ammazzallo. E naturalmente mo tutti se lamentamo e, naturalmente, lo famo su twitter. Tutti che se ne dovemo annà, ma stamo su twitter. Tutti che così le cose non pònno annà avanti, ma le cose vanno avanti e ce ne famo na ragione e me pare la migliore allegoria de la società contemporanea: tutti consapevoli che le cose non funzionano più, ma nell’incapacità generale de mettese d’accordo su quale potrebbe esse quella valida fra le varie alternative disponibili, tutte restamo incatenati nella stessa trappola. La finisco qua sennò ve brucio tutte le visualizzazioni io.

SDS#92 – TUTTA COLPA DEI PACIFISTI

Pe’ un giorno er monno è rimasto cor fiato sospeso appresso alla gesta de Evgenij Prigozhin, il partigiano. Naturalmente prima ancora de capì che era successo già era partito er circo delle tifoserie. Così er compagno Prigo è passato da macellaio de Bachmut a rivoluzionario della libertà e ha puntato dritto verso Mosca pronto a deporre Putin. E ce sarebbe pure riuscito, fra gli applausi entusiasti dei NAFO, se non se fossero messi de mezzo come ar solito i pacifisti. Fino a Rostov era annato tutto liscio, occupazione militare come da copione e un paio de video da tiktok che spaccano. Inizia l’avanzata e manco è partito che viene raggiunto da un tweet critico de Luca Telese, segno evidente che i pacifisti vojono più bene a Putin che a lui. Ma lui non se scoraggia, se batte contro l’esercito corrotto russo, de cui lui è solo incidentalmente uno degli esponenti più sanguinari, i liberali russi già lo appoggiano e pure pe’ quelli italiani è già diventato un punto di riferimento fortissimo. Cosa pò annà storto?Subito dopo arriva Daniela Ranieri, lo promuove a editorialista del Foglio e lì Prigo va in confusione: ma me sta a prende per il culo o dice sul serio? Così telefona in redazione, cerca er traduttore, fatte spiegà quella storia del carro e der vincitore, un sacco de tempo perso.E mo? Certo la situazione è drammatica, i pacifisti proprio non rassegnano ar fatto che lui è il nuovo liberatore della patria, i fedelissimi provano pure a levaje twitter ma lui sta più a rota de Calenda e se infogna a legge tutto l’hashtag cor nome suo. Ner frattempo riesce ad abbatte tre o quattro elicotteri russi tipo zanzare anche se non riesce a schivà i thread de Nico Piro e i tweet sarcastici dell’altri pacifisti.  Ma lui continua, imperterrito. Ormai è arrivato a no sputo da Mosca. De trecento chilometri ma comunque no sputo. Nessuno sembra in grado de stoppallo quando succede l’imponderabile: er silenzio de Conte. E mo come farà a conquistà er Cremlino senza l’appoggio dei 5S? La notizia in realtà già circolava dalla mattina e tre quarti della Wagner avevano disertato. Ora che è confermato scoppia er panico. Mo capisce perché Putin non ha fatto un cazzo pe fermallo, ciaveva i pacifisti imboscati pronti a pugnalarlo alle spalle, er discorso della mattina era un messaggio in codice! Cazzo quante ne sanno sti pacifisti, una più de lui. Che fare? I soldati sembrano vacillà, lui prova a scuoterli: aho, ma mica v’ha fatto l’auguri Salvini! Così, dopo na grattata collettiva, la cosa viene messa ai voti: Cremlino o morte! Vince, de poco, Cremlino. Se prosegue, ma proprio in quer momento ariva la telefonata de Lukashenka.Prigo cambia faccia. Ascolta per un po’ e poi dice a suoi: è finita, se ne tornamo a casa. Ma che è successo? Niente, m’ha detto coso che pure Stacce dice che so’ un nazista… regà, non je la potemo fa. Però Luk c’ha un loft a Minsk dice che se se strignemo c’entramo tutti.E così pure Prigozhin se converte ar pacifismo, dice io torno indietro pe evità spargimenti de sangue, in fondo io so’ sempre stato un pacifista, pacifista mercenario, cambio orientamento su commissione, aho ma non è che è ancora disponibile quer posto da editorialista?

SDS#91 – CERA UNA VOLTA

C’era una volta, in una galassia molto molto vicina, che anzi me sa che era proprio questa, c’era un regno de fantasia che pe’ non urtà la sensibilità de nessuno chiameremo Pirlusconia. Pirlusconia era un piccolo regno feudale col classico governo monocratico ispirato alla sacra triade Dio, Patria, Famiglia; il sovrano però, conoscendo i propri sudditi, aveva preferito declinarla in una versione più concreta e appetibile e cioè soldi, calcio e figa. I soldi, come nuova religione e unico metro del successo, erano misura d’ogni valutazione morale dell’individuo. In questo i pirlusconiani erano un popolo strano: per lo più morti di fame come molti altri popoli, credevano però di potersi arricchire urlando “comunisti merda!”. Saldi in questa fede, continuavano a lavorare per una miseria con la quale compravano abbonamenti tv, assicurazioni, case e altri servizi offerti dal Sovrano Re Cerone Primo, che così si riprendeva così i suoi soldi con gli interessi ed era l’unico ad arricchirsi realmente. Il calcio, o meglio il tifo calcistico per la nazionale, condensava tutto lo spirito patrio del pirlusconiano medio, che biascicava orgoglioso l’inno con cadenza quadriennale per poi il giorno seguente mettersi alla ricerca dei più ingegnosi modi per fottere lo Stato. La figa era invece virtualmente profferta a rete unificate (sempre di proprietà di Re Cerone), affinché le donne ricordassero la loro subalterna posizione di quasi-oggetto e gli uomini permanessero in un indefinito stato desiderante ostacolato dalla propria povertà; povertà che continuavano a combattere urlando “comunisti merda”. La figa non virtuale era appannaggio del sovrano, che vi si dedicava con gran dispendio d’energie, danari, pompette e incarichi di partito, tanto che spesso capacità politica ed erotica tendevano a confondersi. Cerone contribuiva così, per sottrazione d’occasioni, a mantener saldi i sudditi nel sacro vincolo della fedeltà coniugale, come s’addice alla famiglia etero-tradizionale, cornificata solo nei limiti delle proprie capacità economiche in ossequio alla fede nel dio denaro. Nel reame tutto viveva in una calma gioiosa che in realtà della calma aveva solo l’apparenza: i sudditi, che tutti dipendevano dalle emanazioni del sovrano, erano quotidianamente impegnati (dal primo dei vassalli all’ultimo dei servitori) in una guerra fratricida: ognuno affilava il sorriso nell’attesa di pugnalare il proprio superiore e scalare così la piramide dei favoriti, sempre guardandosi le spalle dai tentativi altrui di riservargli lo stesso trattamento. Finché un bel giorno (ma non per i pirlusconiani) il sovrano crepò.  E lì, nel lungo lutto mensile proclamato nel regno, le diverse tribù che il sovrano aveva miracolosamente tenuto assieme, esplosero come l’ex-jugoslavia dopo la morte di Tito (proprio quel Tito, non quello della strada, lo dico affinché nessuno faccia confusione). Al margine del funerale solenne, mentre tutti s’affannavano a baciare la mano del vecchio capitano reggente, un orecchio esperto avrebbe saputo già individuare le piccole dissonanze sciolte all’interno del cordoglio gnaulante elargito alla nazione in diretta tv. Già veniva meno la sguaiatezza tipica con cui i pirlusconiani erano soliti rispondere a qualsivoglia critica e s’affacciava invece quel sentimento livoroso e passivo-aggressivo di chi sente minacciata la propria esistenza dagli smottamenti (interni ed esterni) del nido. Così pigola il pirlusconiano che spreme gli occhi a favor di telecamera per mostrare non tanto il dolore quanto la sua capacità di fingersi addolorato, capacità finalmente di nuovo disponibile sul mercato per quanti fossero interessati a noleggiarla. E nel frattempo guarda con diffidenza il pirlusconiano accanto, paonazzo, che urla e vuole il sovrano canonizzato per acclamazione, sperando in un processo osmotico che condoni i suoi peccati attraverso la purificazione del sommo corpo putrescente. Santo lui e santa la sua gente! Un altro, affezionato forse a condoni più terreni, si domanda: Me ne vado adesso o resto fino a quando non saranno liquidate le quote dell’eredità? E questi neoaffliti chi sono? Che vogliono? Perché se molti fremono per lasciare la nave altrettanti sperano di cannibalizzarne il relitto. Attorno, contriti e famelici, s’aggirano gli sciacalli che puntano al patrimonio del sovrano: a chi andrà il suo potere? A chi i soldi? A chi il calcio? A chi la fica? C’è margine per un nuovo sovrano, o anche solo per una quota parte di sudditi? Quale vassallo devo ammazzare? E i feudatari stretti intorno alla bara in difesa del proprio privilegio, li ringraziano per le condoglianze cercando di capire se la morte dei loro pari dara loro maggior potere o aprirà la strada a nemici più potenti, con i quali non sanno ancora se combattere o negoziare. E altri ancora in cerca di traditori, che scovare un traditore è dimostrazione inoppugnabile di fedeltà, anche quando il tradito è morto, qualcuno di sicuro saprà riconoscerla e ricompensarla. Gli eredi sono già saldi sul trono, Nerona e Cerume, la successione non sembra in pericolo. E i successori, come tutti i successori, magnificano la grandezza del sovrano per sottolineare la potenza di chi ha saputo superarlo, cioè loro stessi medesimi, lasciando che i cani e gli sciacalli si contendano gli avanzi di un bottino che hanno già tratto in salvo. Tutti insieme ripetono, a intervalli regolari, il ritualistico “comunisti merda”, affinché il pirlusconiano comune non s’accorga del grand guignol che si consuma attorno al cadavere, e possa così attendere fiducioso l’approssimarsi del giorno in cui sarà ricco. E se trovano uno in silenzio, o peggio ancora che ride di tutto questo circo insensato, subito lo prendono e lo lapidano in piazza e lo offrono in sacrificio alla memoria del sovrano, che sarà finalmente memoria condivisa una volta rimossi tutti quelli che non la condividono.