DON ABBONDIO, LA GOGNA E CHIARAFERRAGNI™

Io ho sempre odiato Don Abbondio. Non ho mai sopportato la sua ignavia, il sottrarsi ai suoi doveri scambiata per neutralità, l’atteggiamento pavido di chi non vuole guai e non vuole immischiarsi in una faccenda più grande di lui: Don Abbondio è uno che semplicemente non vuole grane, non si sente abbastanza coraggioso da affrontare le angherie del potente di turno e tenta la via della fuga. Nel far questo, è anche profondamente convinto di esser lui la vittima di ingiustizia quando le vittime reali sono quelli a cui lui si nega per mantenere il piccolo privilegio di non essere infastidito dal potere. Questo sentimento di odio nei confronti di Don Abbondio non si limita naturalmente alla sola lettura del romanzo. Quando guardai, adolescente, la sua trasposizione televisiva (un colossal RAI dai risultati abbastanza deludenti in cui il curato veniva interpretato da Alberto Sordi) provai lo stesso senso di repulsione per quella maschera, ancora molto attuale, di meschinità e vittimistica impotenza. Già allora però, da adolescente, sono sicuro che se avessi incontrato Alberto Sordi per strada non avrei iniziato a insultarlo e a sgranargli addosso come rosari teorie di malanni assortiti perché aveva interpretato la figura del prete manzoniano in un film. Non è un vanto, non credo che serva molta intelligenza per separare il personaggio rappresentato in un film dalla persona reale che lo ha interpretato sullo schermo. L’odio è per il personaggio, non per la persona. E anche riguardo al personaggio, per quanto alcuni passaggi del libro ci restituiscano un Don Abbondio profondamente umano, invaso da un sentimento altrettanto umano come la paura che non riesce a dominare, anche riguardo al personaggio l’odio nasce da quello che il personaggio rappresenta: da quel complesso di valori che l’autore ha scelto di raccontare attraverso quel personaggio. Don Abbondio, soprattutto quando esce dalla complessità letteraria e assume valenza simbolica nell’immaginario popolare, diventa rappresentazione sintetica di uno schema di valori: è rappresentazione per antonomasia di deferenza al potere e sottomissione pavida di fronte all’ingiustizia. È simbolo, come tanti anti altri simboli presenti nella nostra vita di tutti i giorni, dallo stop all’incrocio allo scambio delle fedi in chiesa, dall’inno nazionale prima della partita alla divisa dei carabinieri. Ora questa distinzione è stata sempre abbastanza chiara per i personaggi letterari, un po’ meno per i personaggi pubblici che, a volte volontariamente a volte loro malgrado, hanno una loro dimensione simbolica. Francesco Ferdinando è stato ucciso da un irredentista serbo in quanto rappresentante della dominazione austro-ungarica e non in quanto più o meno amabile cinquantenne (non conosco la vita privata dell’arciduca, magari in privato era una persona gentilissima o magari no). Anche questa differenza tra ruolo pubblico e vita privata era abbastanza chiara fino a qualche tempo fa; quando si attacca un politico si attacca per le sue idee, per il ruolo che rappresenta nelle istituzioni, a volte anche perché alcune delle sue condotte private risultano in netto e ipocrita contrasto con le convinzioni politiche professate; ma insomma era abbastanza chiaro, sempre fino a un po’ di tempo fa, che la vita privata di un politico aveva a che fare con la sfera politica solo nel momento in cui entrava in aperta contraddizione con essa: un politico che sostiene la sacralità della famiglia tradizionale ma in privato divorziato o con una famiglia tutt’altro che tradizionale, qualche problema di accountability ce l’ha. Un politico gay che porta avanti posizioni omofobe anche. Per il resto non dovrebbe interessarci più di tanto. Finché questi due ambiti, quello pubblico e quello privato di una persona, o quello virtuale di un personaggio e quello reale del suo interprete, restano separati, le cose sono abbastanza semplici da decifrare: ci si può accanire sul primo mostrando pietà (o indifferenza) per il secondo; si può insomma provare umana pietà per l’uomo Francesco Ferdinando e i suoi giovanissimi figli improvvisamente privati dell’amore e della vita dei genitori senza per questo modificare di un millimetro il proprio giudizio politico. O almeno ci si può provare, anche se non sempre scindere i due campi è semplice e l’uno rischia di tirarsi dietro anche l’altro. La dolorosa e lunga malattia di un dittatore o di un mafioso può muoverci a pietà e farci dimenticare il passato di violenza e disumanità atroci inflitte lungo il corso della sua vita? Non è semplice ma, quanto meno, ci si può provare. Difficile farlo con i mafiosi, dittatori e criminali di vario tipo, perché di fatto è la loro stessa vita ad essere sotto processo; è complicato ma possibile con personaggi politici in cui, per quanto controversi, è comunque possibile tracciare una linea di demarcazione tra sfera pubblica e sfera privata. Non mancano gli esempi di politici o giornalisti odiosi (odiosi per i loro atteggiamenti pubblici e le loro posizioni politiche) che in privato (giurano quelli che li hanno conosciuti personalmente) si dimostrano persone affabili, gentili, premurose. Dovrebbe essere invece banale farlo per un personaggio virtuale, un’invenzione letteraria o cinematografica. Lì è evidente la distanza tra il personaggio e l’essere umano. O almeno, era semplice fino a un po’ di tempo fa. Io continuo a pensare che sia fondamentale separare l’attacco alla figura pubblica (sia essa personaggio politico o culturale) e il rispetto della persona reale in carne e ossa. Senonché oggi assistiamo a un fenomeno che attraverso i social è nuovo, soprattutto per intensità: la totale identificazione del personaggio con la persona reale, non per travisamento delle due sfere da parte del pubblico ma per scelta consapevole del personaggio di turno. Inizia a valere per tutti ma naturalmente per alcuni “influencer” questo è più evidente che per altri: io sono sicuro che esista un personaggio chiaraferragni™ e una Chiara Ferragni persona privata, o almeno me lo auguro. Quello che non sono sicuro di riuscire a fare è distinguere dove finisca l’uno e dove inizi l’altra. Prendo ad esempio lei perché emblematica di questo modo di porsi e perché oggi è di nuovo bersaglio di attacchi d’odio social, ma è un discorso che potremmo fare per altri personaggi dello spettacolo e, sempre … Leggi tutto

SDS#101 – TUTTO NELLA NORMA

Dopo n’estate a cazziare chiunque ciavesse da ridire su no scontrino troppo caro co’ insulti che annavano da “a cojone ma che non ce lo sai?” a “morto de fame te stabbene!” tutt’a un botto è successo l’imprevedibile: er ministro Lollo se n’è uscito co’ la solita cazzata settimanale, che stavorta era che i poveri magnano mejo dei ricchi, e uno pensa che dopo sei mesi se semo abituati, invece in du giorni te se ribarta completamente la narrazione: povero è na figata. So’ intervenuti ministri, giornalisti, tutti a spiegacce che è chiaro che er povero magnà mejo: er povero non c’ha scelta, quindi è obbligato a comprà la qualità, mentre er ricco, che non ci ha problemi economici, tra na cosa de merda e una bona è automatico che sceje quella de merda. So’ arrivati pure gli chef stellati a spiegacce che è così, che da loro se magna ‘na merda perché i ricchi non capiscono un cazzo e la Caritas è la nuova vera frontiera della ristorazione: che non lo vedi che fori dalla Caritas c’è sempre la fila? Er povero campa mejo, non c’ha lo stress: metti che te devi comprò la machina nova stai a là a pensà mejo benzina, mejo elettrica, diesel, ibrida, gpl. Sei povero? Vai a piedi e sti cazzi del prezzo della benzina! Ar massimo devi decide fra l’abbonamento mensile e annuale. Vai a piedi e te mantieni pure in forma! Le vacanze uguali: vòi mette tutto lo stress de organizzà la vacanza? Stattene a casa e risparmi, se ce l’hai na casa, sennò mejo, non sai quanto se vive bene pe’ strada! Manco l’affitto te devi ricordà de pagà, voi mette la pacchia!Lo stile de vita da povero è salutare, pe’ questo er governo ha cancellato er Reddito de Cittadinanza e se ne frega dell’aumenti dei prezzi, lo fa pe’ la salute tua.  L’hanno capito pure i ricchi: l’altro giorno hanno beccato la Ferragni che stava a fa’ la cicoria a Parco Sempione. Musk s’è messo a fa’ i pelati dentro alle bocce tipo mi nonna, dice che se risparmia, Bezos invece cortiva le melanzane sur terrazzo: so’ 23.000 metriquadri de terrazzo e pe annaffialle consuma più acqua de tutto er Molise ma vòi mette er sapore der chilometro zero?E io finarmente ho capito che stava a combinà Trump in questi anni: puntava alla mensa della prigione! Pensa che brutta vita devono fa’ i parlamentari nostri a quindicimila euro ar mese, che infatti li guardi e pensi vabbè, ma questi non stanno bene: è corpa dei sordi. Fanno i sordi e non apprezzano più la norma, no la pasta, proprio la norma: quella va bene pe’ te che non c’hai scelta quelli non sanno più manco andò sta de casa; che infatti non è un caso che manco mettendocese de impegno riescono a fa’ na norma decente.   In sintesi: mai criticà i ricchi che magnano de merda, bevono de merda e soprattutto pensano de merda. Si sei povero invece, godite la pacchia e, soprattutto, vedi de fattelo piacé. Se proiprio non te piace la norma, puoi sempre ripiegà su un’antra ricetta povera: magnate un ricco!  

SDS#97 – I RICCHI HANNO ROTTO IL CAZZO

Sarà il caldo, sarà che col riscaldamento globale fa più caldo der solito, sarà che col caldo pure la sopportazione nostra è ridotta, ma io lo devo di’: i ricchi hanno rotto il cazzo. E quello che deve tirà fori la stilografica in treno e il libro in francese e il giornale in inglese e poi passa tutto er tempo a spizzà i regazzini che parlano de calcio e de figa ma io dico allora che te li sei portati a fa’ er libro, i giornali e la stilografica? Cioè na vorta i ricchi erano stronzi ma tutto sommato, per la gran parte, erano armeno discreti. E mo invece tutti i giorni te devono postà er selfie dalla barca, dar jet privato, da in braccio a Cristo mentre fòri c’è la fame e la devastazione e l’apocalisse. E poi, se tu non t’accodi al loro profondo dolore perché je s’è scheggiata l’unghia e c’hanno fatto ‘na diretta instagram da dieci minuti, la colpa è pure la tua che c’hai l’odio sociale, l’invidia sociale, il rodimento de culo sociale, l’animadelimejo sociale, direi. E invece li devi capì, me devi esse solidale con la sofferenza, poverelli è gente che è cresciuta a pane e yacht ma che ne sanno der mondo reale, non puoi pretende che capiscono quello che je succede intorno. S’ansiano per le piccole cose (soprattutto le piccole cose loro). Ma io dico ma voi che ciavete i sordi non ve potete pagà un po’ de psicoterapia e le paturnie vostre ve le risolvete in privato? Oppure, sempre visto che ciavete i sordi, me pagate la psicoterapia a me così dopo so’ rilassato e c’ho la pazienza necessaria a sopportavve? Ve lo chiedo co tutto er core: non potete tornà a fa’ i ricchi stronzi de ‘na vorta? Noi tornamo a fa i poveri stronzi che ve odiano, voi ce sfruttate come sempre senza pietà (cioè come fate adesso), ma senza ‘sto teatrino delle piangine incomprese da circolo der burraco? Pure perché io a te ricco, famoso, vip de non se sa bene cosa, una roba te la vorrei chiede: ma tu l’hai spesa mezza lacrimuccia, pure finta, pe’ quelle centocinquantamila famije che da agosto non sanno come mette insieme er pranzo co’ la cena? Ah no? Che t’eri distratto? E allora me spieghi perché te incazzi e ce rimani male se poi io non te capisco a te che devi cambià la macchina sennò non puoi parcheggià sotto casa in centro, che hai fatto tardi e hai perso l’aereo, non riesci a trovà er taxi o er parrucchiere t’ha sbajato la tinta? Tranquillo, de esse triste capita a tutti, ma io co’ la tristezza tua proprio non c’entro niente (e non so’ sicuro de poté di’ er contrario). Quindi fa er favore: già te sei piato quasi tutto, armeno le lacrime famo che rimangono le mie e ce faccio er cazzo che me pare.