SDS#167 – BIFRONTALI SENZA SCHEMA

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#166 – GRANDI MANOVRE

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#165 – ALLARME EVASIONE

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

DISSACRARE ISRAELE

In questi giorni mi è capitato di incrociare diversi post su X che, in un modo o nell’altro, ponevano con urgenza il tema della scelta (e della conseguente necessità di schierarsi) sui fatti di Gaza. Tra questi ne citerò soltanto due non perché siano i più illuminanti ma perché fanno riferimento a due concetti che mi serviranno in questa riflessione: il primo è il post di Gianluca Martino, nel quale la domanda (e l’urgenza) era posta in maniera molto chiara: l’Occidente è chiamato a scegliere tra Israele e i princìpi sui quali ha strutturato la sua esistenza. Ora di questi principi potremmo discutere a lungo: il diritto e le organizzazioni internazionali e forse, sopra a tutto, il riconoscimento della prevalenza del diritto rispetto alla forza bruta. Sono princìpi e strutture precari, imperfetti, che troppe volte abbiamo disatteso e aggirato ma senza mai metterne in discussione la necessità. Può sembrare una posizione ipocrita e sicuramente molte volte lo è stata, ma in quell’ipocrisia c’è anche la consapevolezza che, esauriti i mezzi della diplomazia e del diritto, quello che resta è la feroce legge del più forte. Tutto questo, per brevità, lo riassumerò da qui in poi con la formula “principi democratici”. L’altro è un articolo di Matteo Nucci apparso qualche giorno fa su minima&moralia in cui era presente una parola che già avevo in testa da un paio di giorni. Quella parola è “sacrificio”. Ci tornerò alla fine ma prima devo fare una premessa: le guerre non si fanno per i motivi di cui parlerò fra poco, ma per questioni molto più materiali (economiche e geopolitiche) di cui lascio ad altri il compito di parlare; però le guerre, esclusi quattro lobbisti delle armi e un manipolo di esaltati, non piacciono quasi a nessuno. Hanno perciò bisogno di una costruzione di senso che le renda se non auspicabili quanto meno sopportabili all’opinione pubblica, soprattutto nei paesi che necessitano di una certa quota di consenso della popolazione per governare. Questa riflessione è dedicata a questo aspetto: al come ci stiamo raccontando quello che accade e al perché ce lo stiamo, o meglio, ce lo stanno raccontando in questo modo. I recenti fatti di Amsterdam – e la copertura scandalosa, la cui evidenza ormai mi pare più che assodata, che ne è stata data dai media tradizionali – sembrano in qualche modo un’accelerazione e al tempo stesso una cesura di questo processo narrativo; credo quindi che sia il caso di fermarsi un attimo a riflettere su un punto: di cosa parliamo davvero quando parliamo di antisemitismo? Questo ha molto poco a che fare (dal punto di vista delle cause materiali) con i fatti di Gaza e molto a che fare con noi; le narrazioni non causano le guerre, di solito si usano per giustificarle, ma esse stesse rischiano di assumere vita propria come i mostri del sottosopra di Stranger Things ed esondare nel reale; un’accozzaglia confusa di slogan eterogenei del secolo scorso, appoggiata inizialmente dagli industriali italiani con l’obiettivo di ostacolare le proteste operaie, è diventata poi uno dei blueprint dei peggiori totalitarismi del secolo scorso i cui strascichi, dal punto di vista ideologico, paghiamo ancora oggi. Quegli eventi, tra le altre cose, hanno contribuito a produrre quello che consideriamo come male assoluto del ventesimo secolo o, per dirla con Durkheim, la più sacra delle cose sacre non religiose: la Shoah. Il sacro può essere positivo o, come nel caso dei tabù, negativo, ma ha sempre come caratteristiche fondamentali la straordinarietà rispetto al quotidiano e l’isolamento dalle cose profane. La Shoah non è certo l’unico oggetto sacro dell’Occidente: l’antifascismo (anche se oggi sempre meno), le Fosse Ardeatine, il nazismo, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il motto della Rivoluzione Francese, sono tutti oggetti sacri che hanno il compito di definire le comunità che li riconoscono come tali; non attengono al rapporto tra l’individuo e una qualche divinità ma solo un insieme simbolico che danno senso alla vita collettiva di chi li riconosce come tali. Chi osa profanarli o avvicinarli in maniera impropria è emarginato dal consesso civile come è necessario che sia. So bene che a volte così non sembra, ma non a caso gli attacchi o gli avvicinamenti a questi oggetti sono quasi sempre indiretti, tangenziali e abbastanza ambigui da poter essere ritrattati di fronte alla comunità cui si appartiene; non potrebbe essere altrimenti perché, se la comunità non accetta il sacrilegio, il rischio è quello di finire al rogo. D’altronde gli oggetti sacri non restano sacri per sempre, lo abbiamo visto in questi anni con l’antifascismo che a forza di eresie tollerate sta pian piano scivolando fuori del nostro pantheon condiviso; il paradosso del binomio sacro nazismo/Shoah è che, mentre da un lato abbiamo assistito nel corso degli anni a un progressivo restringimento degli interdetti nazisti, dall’altro c’è stato un allargamento degli oggetti sacri connessi alla Shoah: i campi di sterminio, quelli di concentramento, la stella di David, l’antisemitismo, le testimonianze, i testimoni, gli ebrei in senso lato, le pietre di inciampo, Liliana Segre, il murale di Liliana Segre a Milano, l’unilaterale diritto di difendersi, il naso di Elly Schlein, il polpo di pelouche di Greta Thumberg, eccetera. Logica avrebbe voluto che a una maggior sensibilità all’antisemitismo e al suo conseguente allargamento semantico corrispondesse un pari allargamento degli interdetti relativi al nazismo, eppure così non è stato: lo segnalo perché il fatto che ciò non sia avvenuto non mi sembra essere del tutto casuale e ancor meno casuale mi sembra il fatto che la maggior parte delle forte politiche che negli anni hanno provato a flirtare con quegli interdetti oggi siano tra i convinti sostenitori di Israele. Uno di questi oggetti sacri che si è imposto con sempre maggiore forza nel corso degli ultimi decenni è l’Israele dell’Olocausto: non l’Israele reale, fisico, politico, fatto di persone in carne e ossa con le proprie responsabilità individuali, di popolo e di Stato, ma un Israele che nell’immaginario collettivo di parte dell’Occidente non può essere scisso dai tragici fatti della seconda guerra mondiale, in primis forse per … Leggi tutto

SDS#164 – SUNSET LIBERAL

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

DIARIO DI ANNA FRANKENSTEIN

Signoramìa, ha visto quello che è accaduto l’altra notte ad Amsterdam? La città di Anna Frank e delle prostitute in vetrina, che scandalo, e poi durante la vigilia del rinoceronte nella cristalleria, c’è stata una caccia all’ebreo! O forse un safari all’ebreo ma di questa cosa del rinoceronte non sono sicuro quindi mi sa che era una caccia. Ma quali tifosi, era proprio una caccia all’ebreo, ci sono state persone costrette a nascondersi nelle intercapedini dei coffee shop e a scrivere i diari sui telefonini, è grazie a loro se sappiamo come è andata. C’erano queste moltitudini di islamici radicali, erano ventimila, forse trentamila. E questi cinquantamila violenti giravano per le case a chiedere la tessera di ebreo e se c’era scritto ebreo sulla tessera ti menavano. Adesso io non sono ebreo non so come è fatta una tessera da ebreo ma immagino che ce l’abbiano se gliela chiedevano e questi centomila terroristi dell’ISIS hanno fatto cose inaudite, cose mai viste, pensi che erano così mai viste che i giornalisti hanno dovuto riciclare un video in cui i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv inseguivano uno per picchiarlo per dare un’idea della gravità della situazione! Wilders, ma come chi è Wilders? Ma sì che lo conosce anche lei, è quel politico olandese con il cervello ossigenato, ha detto che ieri Amsterdam era come Gaza. Ma adesso lei se lo immagina come può essere per un fanatic del Tel Aviv, che tanti sono anche riservisti dell’IDF, ritrovarsi come a Gaza? Lei se lo immagina le difficoltà che deve affrontare un soldato israeliano per entrare mitra in pugno in quel posto dimenticato da Dio pieno di bambini pronti a farsi saltare in aria? Improvvisamente ritrovarsi nel cuore dell’Europa con gli stessi sguardi d’odio delle donne a cui hai sparato per settimane o addirittura mesi? Dev’essere un’esperienza devastante che non auguro a nessuno, neanche a quello del piano di sopra che mi scotola la tovaglia sopra i panni stesi.  Questi stavano lì, pacifici a cantare i loro inni tradizionali come morte agli arabi, sì, sono inni tradizionali, sono ottanta anni che ammazzano gli arabi per alcuni ormai è diventata una tradizione di famiglia, capisce uno sta lì che canta questi inni folcloristici tipici del suo paese e improvvisamente ti ritrovi circondato da duecentomila miliziani di hamas che ti guardano in cagnesco. Guardi lei che certe cose in Israele mica succedono! E alcuni pare che li abbiano pure arrestati perché hanno provato a prendere a catenate un tassista, ma si rende conto? Arrestare degli ebrei nel 2024? Se non è antisemitismo questo. Io mica sono sicuro che queste cose in Israele sarebbero permesse! Lì se provi a picchiare un tassista arabo non lo so mica se ti arrestano, al massimo ci sono un paio di partiti pronti a candidarti! Come a Gaza… capisce? L’orrore improvviso di un israeliano di ritrovarsi a Gaza, con quelle bandiere palestinesi appese alle finestre, uno magari ha appena finito il servizio militare, si prende una giornata di svago, arriva ad Amsterdam, la città di Baruch Spinoza e di Gullit, e si trova le bandiere palestinesi appese alle finestre. E come fa uno a trattenere quell’impulso di farle a pezzi e bruciarle? Un pogrom, erano settecentomila tassisti assassini professionisti di Hezbollah che li cercavano per fare una nuova notte dei tergicristalli, lo hanno detto alla tv, erano tassisti quindi sono abbastanza sicuro che fossero tergicristalli, uno in macchina aveva addirittura un forno a microonde e cercava un israeliano abbastanza piccolo da potercelo infilare dentro come hanno fatto il 7 Ottobre. Ma quale falso, lo hanno detto tutti i telegiornali, l’ho sentito alla tv e l’ho letto sui giornali, io sono uno che si informa sa, che cosa crede? Non l’ha sentito dei tentati rapimenti? Hanno fatto le prove di rapimento per esportare la tecnica del rapimento in Europa, però per ora hanno esportato solo un rapimento di prova, pare che un tifoso lo abbiamo rapito per 38 secondi. Lo sa lei che significa 38 secondi di rapimento? 38 secondi in cui ti ripassano davanti alla vita tutti i momenti brutti e i momenti belli della tua vita, il tuo primo bacio, il selfie con il pupazzo gigante vinto al luna park, l’università di Gaza fatta saltare in aria, le serate romantiche al cinema all’aperto di Sderot. Pensi che gli altri avevano già cominciato a raccogliere le fedi come nel ghetto a Roma il 16 ottobre del ’43 ma con 38 secondi non è che fai in tempo a raccogliere tanto. Poi per fortuna è tornata la calma, non si è fatto male quasi nessuno, sono tutti in Israele, lì possono cantare liberamente che a Gaza non ci sono le scuole perché non ci sono più bambini. Mica ce le abbiamo certe libertà noi, qua. — POSCRITTO SERIO (visto che alcuni faranno finta di non capire, spieghiamolo come ai bambini delle elementari) Questo è un racconto di fantasia che ha come oggetto la scandalosa e indegna copertura mediatica di quanto successo nei giorni scorsi a margine della partita ad Amsterdam tra Ajax e Maccabi Tel Aviv: molte cose sono inventate, alcune sono riferimenti puntuali ad alcuni fatti documentati di quanto avvenuto il 9 novembre. I più sono rimasticamenti di scemenze dette da giornalisti, politici, opionionisti e wannabetali su twitter . Qualcuno potrebbe sentirsi disturbato dal fatto che abbia deciso di giocare con un tema così serio, ma questa è una parodia più o meno fedele della distopia mediatica che buona parte dei media nostrani hanno provato a venderci come “pogrom”. E il rischio, che va avanti ormai da tredici mesi, è che questa sovrapposizione tra ebrei e israeliani, e questa strumentalizzazione di ogni fatto e critica fatta a Israele come manifestazione di antisemitismo, faccia breccia: è un rischio grave, perché qualcuno potrebbe crederci e pensare che gli ebrei tutti siano responsabili di quello che sta facendo Israele. E io non credo che valga la pena, né che sia intelligente, né che sia morale, usarli per giustificare i crimini del governo israeliano. Nel racconto … Leggi tutto

SDS#163 – ARCHEALOGIA

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#162 – DEMOCRACK

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#161 – ER GIOCO DELL’OCA

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#160 – LIBANSRAUM

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.