SDS#161 – ER GIOCO DELL’OCA

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#160 – LIBANSRAUM

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#159 – CAMPI DI MANIFESTAMENTO

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#158 – GRAZIE, GRAZIELLA E OCCIDENTE

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#157 – DISASTRI ASSICURATI

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#156 – GASTRONOMICON

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#155 – KULTURMINISTER

È ora di basta con questi intellettuali sinistri radical chic spocchiosi e saccenti! Noi non stamo qua pe rifà le stesse cose della sinistra: noi Gramsci l’avemo letto e cappottato. Basta coll’intellettuale organico, è per questo che c’hanno sempre la puzza sotto ar naso, perché l’organico puzza. Noi siamo l’intellettuale inorganico, riciclabile all’infinito (sapessi quante volte già se semo riciclati). Quello che un tempo era rifiuto della società grazie a noi rientra nel ciclo produttivo della Nazione come materiale da costruzione inerte.

SDS#154 – UNA CIVILE DISSACRAZIONE

l’Occidente, si sa, ha una vera ossessione per la civiltà. E per questo motivo nutre profonda ammirazione per Israele, senz’ombra di dubbio il paese più civile del Medio Oriente. Israele è talmente civile che anche tutti i suoi abitanti sono, non c’è neanche bisogno di dirlo, civili. Gli israeliani sono così civili che sono civili sempre, in ogni occasione, tant’è che anche dopo più dieci mesi molti parlano ancora di oltre mille civili uccisi. Per alcuni Israele è talmente civile che perfino le soldatesse sono ragazze civili. L’israeliano è sempre civile, anche nelle difficoltà più atroci. Nella cattività l’israeliano è sempre e immancabilmente ostaggio e giammai prigioniero di guerra.Capirete quindi il profondo sconforto dell’Occidente quando angosciato guarda Israele confrontarsi con un popolo che, al contrario, non è civile mai. Il palestinese non è mai civile, non c’è nessuna possibilità che possa essere tale. Il palestinese è quasi sempre terrorista, spesso con la qualifica di comandante, capo, dirigente e giù lungo tutta la catena di comando: c’è il complice di terrorista, il fiancheggiatore di terrorista, il parente di terrorista, il coinquilino di terrorista, quello che una volta ha mangiato un kebab insieme a un terrorista, quello che ha comprato una macchina usata da un terrorista, quello che era in fila alle poste dietro al terrorista e a un certo punto il terrorista si è girato e gli ha sorriso; il giornalista terrorista, il medico, l’infermiere, l’umanitario, il simpatizzante di terrorista, l’incensatore facebook di terrorista, l’elettore di terrorista, fino al gradino più basso: il non abbastanza distante dal terrorista, il non si è ribellato al terrorista. Quando è escluso da questi ruoli per conformazione fisica, età o genere, il palestinese ne diventa l’immancabile complementare: lo scudo umano. Il popolo palestinese in questi anni ha fornito una varia e vasta produzione di scudi umani adattabili a qualsiasi contesto: c’è lo scudo umano classico, onnipresente in ogni carneficina; c’è lo scudo umano bambino: per terroristi di bassa statura, più leggero e facile da trasportare. C’è lo scudo umano da mercato per i bombardamenti all’aperto, da ospedale, da università, da tunnel, da campo profughi.C’è addirittura lo scudo umano preventivo, così sofisticato da riuscire a prevedere le previsioni del nemico e farsi trovare a disposizione in luoghi di cui teoricamente non dovrebbe nemmeno essere a conoscenza non solo lui, ma neanche il suo utilizzatore finale. E così l’Occidente, rassicurato da questo catalogo lessicale minimo che lo mette al riparo da qualsiasi possibilità di dubbio, può tirare un sospiro di sollievo. Anzi può affermare con orgoglio e senza tema di smentita di essere sempre e inequivocabilmente dalla parte dei civili.

DUE CONSIDERAZIONI SULLA SCALA HITLER

Questo è un raro caso (oddio, sull’ex twitter questa rarità è sempre meno “rara”) di risposta idiota a un tweet idiota. Andiamo con ordine. Se i sionisti sono peggiori dei nazisti allora i nazisti, in quanto migliori di quest’ultimi, hanno combattuto contro gente ancora più cattiva https://t.co/6oKna5olJI — Bruno Montesano (@brun_montesano) August 27, 2024 Partiamo dalla risposta di Bruno: la risposta non ha senso (io a dire la verità ci ho messo pure un po’ a capirla) ed è, per certi aspetti, pericolosa: se da un lato non possiamo mai smettere di denunciare il pericolo che l’opposizione a Israele sfoci in forme più o meno consapevoli di antisemitismo, equiparando l’operato del governo Netanyahu a quello degli ebrei tutti, dall’altro non possiamo far rientrare questo concetto dalla finestra dichiarando che i nazisti hanno combattuto con i sionisti (i nazisti hanno sterminato gli ebrei in quanto ebrei, lasciamo perdere i loro rapporti con i sionisti). Non possiamo pretendere che chi si oppone a Israele mantenga (come è giusto e sacrosanto che sia) la differenza tra governo israeliano, popolo israeliano ed ebrei al di fuori di Israele, se poi siamo noi i primi a riaccomunarli in un unico tutto indistinto quando ci troviamo sulla difensiva. Insomma non è che ci possiamo mettere a fare il gioco delle tre carte (sionisti, ebrei, Netanyahu) a seconda di come ci fa comodo. Perché poi verrà la tentazione a qualcun altro di fare lo stesso e non è detto che quel qualcun altro sia in buona fede come noi.   E ora veniamo al tweet di Karem, che alla fine è il classico hot take che secondo me, in questo caso e in questo modo, rischia di fare più male che bene alla causa. Mi sforzo di leggerlo in senso provocatorio, simbolico, traslato, ma alla fine boh, mi sembra che non serva a niente. Per prima cosa perché mi pare abbastanza inutile fare le classifiche della cattiveria come quando stavamo alle elementari ed era fondamentale dover decidere se fosse più forte la tigre o il leone. Secondo perché mi pare che, chi volesse prendere sul serio quell’affermazione e smentirla, avrebbe gioco facile a dimostrare che il nazismo, per numeri e aspirazioni totalitarie sul mondo, giocasse proprio su un altro campionato. Mi pare lo stesso stupido gioco che ci ha portato in questi ultimi vent’anni a combattere un Hitler ogni sei mesi a seconda dei cambi dell’agenda geopolitica internazionale. Ok, se è una battuta provocatoria la prendiamo come una bushata qualunque e andiamo avanti, altrimenti mi pare un terreno scivoloso. Questo non significa che tra le barbarie del mondo non si possano tracciare paragoni e che non possano essere rilevati punti di contatto e somiglianze tra quello che sta facendo Israele in questi mesi a Gaza e l’esperienza nazista, come ha fatto qualche giorno fa Omer Bartov sul Guardian o come ha fatto Masha Gessen nel saggio in cui paragonava Gaza a un ghetto nazista (per citare due esempi concreti di come quel discorso si possa fare, e abbia anche senso farlo). Poi naturalmente quello che sta succedendo a Gaza avrà, oltre gli innegabili punti di contatto con altri orrori della storia, anche le sue caratteristiche specifiche e peculiari, come la narrazione messianica che da elemento puramente propagandistico di piccole sacche di ultrareligiosi si sta trasformando in un discorso pubblico in grado di condizionare il governo. Perché poi alla fine la natura umana quella è, possiamo sempre riconoscerci sia il fondo comune (e la barbarie e la violenza ne sono parte) sia l’unicità propria di ogni essere umano (e di ogni comunità, e di ogni popolo). È proprio l’idea di una classifica che mi pare risposta infantile, per cui dobbiamo star qui a stabilire se il sionismo sia peggio o meglio del nazismo, per incastrarci in sofismi classificatori che si avvitano in —dal punto di vista numerico, però se guardiamo alla violenza gratuita, ma la componente di fanatismo religioso eccetera. Ha veramente senso costruire questa Scala Hitler della cattiveria umana? Assodato che con Hitler tutti quanti intendiamo (tranne qualche piccolo residuato storico negazionista) il male assoluto, non soltanto in senso concreto ma anche e soprattutto come simbolo del male assoluto, abbiamo dei criteri oggettivi per costruire una scalahitler che permetta un qualche tipo di misurazione sensata? E poi, anche fosse che questa scalahitler oggettiva riusciamo a metterci d’accordo e la costruiamo, che ci facciamo? Qual è il valore hitlerometrico di soglia per intervenire? Cioè se poi viene fuori che il sionismo ha un valore pari a Hitler meno meno, o di 0.8 Hitler, allora va tutto bene? Non è lo stesso discorso, speculare, di quelli che rispondono alle quotidiane denunce dei crimini israeliani tirando in ballo l’Iran? Non sognano anche loro, dopotutto, una scala di malvagità che certifichi che Israele è sotto la soglia di tolleranza? Davvero vogliamo imbarcarci in questo tipo di discussione? POSTILLAGià che ci siamo, a questo punto aggiungo due considerazioni sparse su un fenomeno equivalente e che rischia di produrre una dinamica simile: la polarizzazione intorno al termine genocidio. Non credo che usare il termine genocidio per quello che sta succedendo a Gaza sia arbitrario, mi pare anzi che le testimonianze arrivate in questi dieci mesi ne giustifichino ampiamente l’uso: le numerose dichiarazioni di stampo genocidiario di esponenti del governo israeliano, i comportamenti messi in campo dall’IDF, le denunce fatte dalle associazioni internazionali e le argomentazioni degli studiosi del settore, per finire con l’accettazione da parte di ICJ della fondatezza dell’accusa del Sudafrica, che ha deciso di valutare nel merito (riconoscendo che quanto meno non è un’idea campata per aria ma qualcosa che, se non altro, vale la pena di essere esaminata). Il punto non è se sia lecito o meno usare il termine genocidio per descrivere quello che sta succedendo; il dubbio è se una polarizzazione totalizzante intorno a questo termine sia utile. Il dibattito pubblico che sta sedimentando sotto questa discussione sembra ormai avvitarsi verso una situazione del genere: da un lato la posizione “c’è un genocidio, è un fatto gravissimo su cui dobbiamo intervenire immediatamente” … Leggi tutto

SDS#153 – IL TORTO PIÙ VICINO

Sta settimana c’è stato er naufragio de extracomunitari più coperto dai media dell’urtimi dieci anni. Anche er governo stavorta s’è comportato in maniera impeccabile. Una barca in burasca, poi se gira e je fa’ er mulinello, su corete, c’è na donna affogata, fate uscì tutte le motovedette, tutte! L’elicotteri, i sommozzatori, presto! Cercate tutti i dispersi, portate tutti ner porto più vicino, è la legge der mare. E poi le televisioni, e i giornali, lo scafista che guidava l’imbarcazione ascoltato dalle forze dell’ordine, le indaggini, i retroscena, una roba simile non se vedeva da quanno s’era inabissato er sommergibile Titan. Encombiabili i soccorsi, giornali attenti a raccontà ogni singolo aspetto della vicenda da na settimana. L’unica nota stonata è che er governo non ha trovato manco cinque minuti pe’ organizzà un karaoke de straforo. Neanche un accenno al globo terracqueo. Niente de niente, manco un “se se ne stavano a casa loro non je succedeva niente”, ché stavorta se non altro me pareva più adeguato che in passato: anche perché pe quanto po’ esse grossa la piscina de un miliardario me pare difficile facce affonnà na barca de 56 metri. Quanno un ricco mòre non è mica come quanno mòre un poraccio quarsiasi, pure se fino ar giorno prima era un ricco quarsiasi che non l’avevi mai sentito nominà. I giornali te devono raccontà tutto: chi era, che lavoro faceva, com’era diventato ricco, quali sogni e quali paure ciaveva. Mo pensa se lo stesso lo facessero pe tutti i naufragi. Se pe quelli che arivano, e per quelli che non arivano, i giornali stessero lì a raccontatte le loro vite. Se invece che numeri, così, all’improvviso, pe na settimana, ridiventassero persone.E te raccontassero come se chiama quer ragazzo de 15 anni, o quella donna incinta, o quell’uomo con la faccia bruciata dal sole: dove è nato? come se chiama? Non ce l’hanno forse pure loro dei sogni? I loro sogni non meritano di essere raccontati?Pensa ar Coriere che titola “La storia di Asabe, partita dalla Nigeria in cerca di una vita migliore”. Diciott’anni e mille sogni. Studentessa modello, il cordoglio, gli amici che la ricordano come una “supernova”, ovvero una stella in grado di brillare di una luce rara. Ma si sa, nel 2024 anche sognare pare che sia diventato un lusso da ricchi. I poveri non hanno sogni, non hanno speranze, non hanno aspirazioni: sono pacchi spostati per il mondo senza alcuna volontà.E quando sparisce un pacco, non ci scrivi un editoriale.  Al massimo un trafiletto in cui te la prendi con le poste.