SDS#196 – DOPPIA FILA

E niente, stavamo là quanno arriva sta signoretta a modo, tutta vestita bene, e all’improvviso te tira fòri un bazooka e spara a sta panda in doppia fila. A quer punto Mario, che crede ancora che le persone siano sane de mente, s’è avvicinato:

– Aho ma che te sei impazzita?
– Guardi che era parcheggiata in doppia fila.
– Sì l’ho visto che stava in doppia fila ma non me pare na scusa bona pe’ sventraje la machina!
– Ho capito, lei è uno di quelli che difendono chi parcheggia in doppia fila.
– No, io so’ uno che pensa che non puoi bombardà le cose così a cazzo!
– Ma non è a così, quella dentro la macchina è una persona che opprime la famiglia.
– Ma mo tu che cazzo ne sai?
– Ma si può tenere chiuso in auto un bambino con questo caldo? Guardi come suda, le vede le guance che grondano sudore?
– Quelle so’ lacrime!
– Esatto, sono lacrime di gioia perché sa che tra poco sarà libero.
– Sta a piagne perché se continui così tra poco sarà morto!
– Quel bambino è coraggioso, non ha paura di ribellarsi ai suoi oppressori, mica come lei che se ne sta seduto comodo al bar facendo finta di niente. Guardi come si sbraccia!
– Sta a chiede aiuto perché j’hai sparato addosso!
– Adesso si mette anche a strumentalizzare i bambini pur di difendere il parcheggio in doppia fila?
– Lo stavi pe ammazzà quer regazzino!
– Ancora con questo bambino, io mi auguro solo un cambio alla guida della famiglia.
– Ma mo lo devi decide tu co’ chi deve vive sta creatura?
– C’è qua un mio amico che è pronto a mettersi alla guida dell’auto. Dice che aveva una panda bianca identica.
– Lo volemo chiede ar regazzino?
– Non serve, sarà sicuramente d’accordo. Devo solo liberalo un altro po’ con un colpo preciso sulla portiera.
– Fermati che lo ammazzi!
– Lo sapevo che lo avrebbe detto. Adesso è colpa mia se la madre lo usa come scudo umano?
– Ma scudo umano de che? Stavano in macchina insieme.
– Certo, troppo comodo nascondersi in mezzo ai civili per impedirmi di difendermi.
– Ma sei te quella cor bazooka ma difendete da che?
– Dal fatto che mi odia. Attento! Vede, ci lanciano contro dei sassi, che le avevo detto?
– E non lo so, j’ha sventrato la macchina, che t’aspettavi un mazzo de fiori?
– Quello sarebbe stato un gesto di distensione, di apertura. Invece questi conoscono solo il linguaggio della violenza.
– Ma sei te quella che j’hai sparato addosso.
– Sì ma per legittima difesa.
– Ancora? Ma legittima difesa de che?
– Lei davvero non ha ancora capito che stava per tamponarmi?
– Ma se stavano fermi.
– Per ora, ma aveva il motore acceso.
– Ma manco quello, erano fermi e basta.
– Certo, con questo caldo… uno che ci sta a fare fermo in macchina? Davvero non le sembra sospetto?
– Ma io che ne so!
– Ecco, lei non sa niente eppure sta qui a difendere quelli che parcheggiano in doppia fila e non aspettano altro che il momento giusto per tamponarti.
– Stavano fermi.
– E cosa dovrei fare? Aspettare che accenda il motore e mi tamponi?
– Ma poi perché mo te doveva tamponà a te!?
– Quella lì davanti, a mezzo metro, è la mia auto.
– Quale, quella rossa?
– Sì, quella.
– Quella lì rossa in doppia fila?
– Ma quale doppia fila! È un parcheggio di necessità. Adesso è colpa mia pure se non c’è parcheggio sotto casa. Allora lo dica che lei ce l’ha con me per principio!
– Ma io non ce l’ho con nessuno.
– Fino a un minuto fa a difendere chi parcheggia in doppia fila e ora col ditino puntato contro di me. Sa che le dico? Lei mi odia.
– Ma chi te odia la devi solo smette de bombardà a buffo.
– Non mi interessa, mi odi pure, ma si ricordi che sono io quella che ha in mano il bazooka. E ora mi scusi vado altrimenti faccio tardi dall’estetista, sappia solo che il vostro odio non vincerà! Arrivederci.

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